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La “biopsia” in generale consiste nel prelievo di una porzione di tessuto biologico, umano nel nostro caso, interessato da una qualche alterazione che ci fa pensare alla presenza di una lesione della cui natura, benigna oppure maligna noi abbiamo la necessità di avere una sicurezza per potere scegliere poi il giusto percorso di cure da effettuare.
Dopo aver illustrato brevemente che cosa sia una biopsia in generale, nel nostro caso tratteremo unicamente delle biopsie che riguardano i tessuti vulvari, intesi come grandi labbra, piccole labbra, area perianale, ed i tessuti più propriamente relativi all’apparato genitale interno, come l’epitelio della vagina, del collo dell’utero e dell’endometrio.
Mettiamo subito in evidenza che la biopsia, cioè l’asportazione di un frammento di tessuto, evidentemente sospetto per essere affetto da una qualche patologia, comporta necessariamente un’azione chirurgica “cruenta” (taglio mediante bisturi, forbici od altro dispositivo idoneo e successiva sutura chirurgica, qualora ve ne sia la necessità, oppure coagulazione con elettrobisturi, monopolare e bipolare) che in taluni distretti necessita assolutamente di essere effettuata in anestesia locale perché altrimenti risulterebbe molto dolorosa, non sopportabile.
Nei tessuti più ricchi di terminazioni nervose sensitive, e pertanto più sensibili, come la nostra pelle, i tessuti dei genitali esterni in particolare, la cute delle labbra e del perineo, è sempre necessario effettuare una infiltrazione di anestetico locale e lasciar trascorrere il tempo necessario prima di procedere con l’effettuazione della biopsia vera e propria. L’area di tessuto da anestetizzare ed il quantitativo di prodotto utilizzato dovrà essere commisurato in modo che il chirurgo possa effettuare tutta la procedura, fino al suo termine, senza che la paziente avverte dolore, in modo che tutto avvenga in modo ottimale.
Fortunatamente, invece il prelievo di tessuto su altri distretti risulta molto più agevole da portare a termine perché di breve durata e sempre agevolmente sopportabile dalla paziente poiché in certe strutture anatomiche l’anestesia locale non è praticabile con vantaggio, ed in altre aree non è neppure tecnicamente effettuabile.
E qui stiamo parlando di quando si effettua il prelievo degli organi più “interni”: per esempio, quando si effettua un prelievo dell’epitelio vaginale, cioè quando necessario effettuare un prelievo di mucosa dalle pareti della vagina, lo si può effettuare direttamente con una pinza specifica, poiché risulta sempre indolore; unica preoccupazione del chirurgo sarà quella di avere a disposizione immediatamente un elettrobisturi già pronto ed eventualmente anche un punto di sutura, poiché una qualsiasi lesione della superficie della vagina, per quanto possa essere piccola, è sempre seguita da una perdita di sangue che necessita di essere fermata.
Il prelievo di tessuto del collo dell’utero è anch’esso generalmente indolore, anche perché riguarda la parte più superficiale dell’epitelio. Il tessuto del collo uterino inoltre si presta molto male all’effettuazione di un’infiltrazione con anestetico locale poiché la sua struttura fibrosa ed estremamente densa accoglie con difficoltà l’anestetico quando viene iniettato; di seguito, quando si estrae l’ago dal suo foro ingresso, ne risulta sempre un sanguinamento molto fastidioso, non risolvibile al momento, perché impedisce al chirurgo di controllare visivamente in modo perfetto le successive fasi del prelievo di tessuto.
Il prelievo di tessuto endometriale riguarda invece un distretto anatomico così “profondo” che non è raggiungibile in alcun modo una qualsiasi forma di anestesia locale. Tuttavia il prelievo della mucosa uterina può essere effettuata in modo agevolmente per il chirurgo e di così minimo fastidio per la paziente tramite uno speciale strumento, in tempi molto brevi, cosicché la procedura, nel suo complesso, lascia sempre la paziente soddisfatta della sua scelta di “averlo voluto fare”.
Per concludere voglio portare in risalto che ogni qualvolta il medico sospetti che a carico di un qualche tessuto vi è il sospetto di una qualche patologia, benigna oppure maligna, che deve essere smentita o confermata da un esame istologico, la donna deve avere la certezza che tutta la procedura potrà essere effettuata in modo pianificato, chiaro, lineare, solo con il minimo necessario ed inevitabile di “fastidio”. Tutto questo impegno per avere la necessaria sicurezza per potere scegliere poi il giusto percorso di cure da effettuare, a tutela della salute e del benessere della donna.